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Non è necessario che tutti i processori dell'Universo ...

  • francescofst
  • 3 dic
  • Tempo di lettura: 5 min

L'uomo non è che una canna, la più debole della natura; ma è una canna pensante. Non serve che tutto l'universo s'armi per schiacciarlo: un vapore, una goccia d'acqua è sufficiente per ucciderlo. Ma, anche se l'universo lo schiacciasse, l'uomo sarebbe anco più nobile di chi lo uccide, perché sa di morire e conosce la superiorità dell'universo su di lui; l'universo invece non ne sa niente.

Blaise Pascal - Pensieri, pensiero 347 "Se pensare era ragionare, e ragionare voleva dire fare di conto, fare di conto era qualcosa che una macchina poteva fare” Lettera di Pascal sulla "macchina aritmetica" https://isonomia.uniurb.it/vecchiaserie/grazianisangoi2005.pdf


Nel novembre 2019 Lee Sedol, ritenuto il migliore giocatore di GO degli anni 2000, si ritira. "Losing to AI, in a sense, meant my entire world was collapsing. ... I could no longer enjoy the game. So I retired." afferma. La sconfitta subita da Lee Sedol ad opera di AlphaGo è passata in sordina rispetto a quella subita da Garry Kasparov ad opera di Deep Blue, eppure si tratta di eventi completamente diversi. Come Ettore sotto le mura di Troia, il campione di scacchi fu sconfitto da Achille, un semidio, contro il quale non c'era partita; il suo pari nel Go è stato sconfitto dal più umano degli eroi greci: Ulisse.

Sono passati almeno dieci anni da quando scrissi che una persona autistica non avrebbe superato il test di Turing. La mia preoccupazione di allora era che se attribuiamo al test la capacità di discriminare tra persona e non persona, allora i disabili mentali finiscono tra le non persone. Già allora affermai che un computer era in grado di interloquire con una persona "normale" meglio di un disabile mentale.


Ho snobbato il tema dell'Intelligenza Artificiale perché a me le implicazioni etiche e le ripercussioni sul mondo del lavoro non interessano. A me interessa la teoria.

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Anzi, io adoravo la prima fase, quella pioneristica dell'intelligenza artificiale, che si sforzava di capire come funziona la ragione. Mi piaceva l'articolo di Turing, il software Elisa, il linguaggio LISP, programmi come "Logic Theorist" (che dimostrò la famosa proposizione dei "Principia" di Russell e Whitehead, 1+1=2), il "General Problem Solver" e quello dal nome impronunciabile, SHRDLU, che riusciva ad interagire con gli utenti in un inglese semplice per manipolare oggetti in un mondo virtuale a blocchi. Poi sono arrivate le reti neurali e tutto ha preso una piega che non mi piaceva più. Di recente ho deciso di uscire dalla mia torre d'avorio, mischiarmi con i comuni mortali ed ho fatto una scoperta terrificante: l'Intelligenza Artificiale è molto più avanti di quanto pensassi.


Il test di Turing lo passano tutti. Anzi, le persone non vogliono neppure sapere se parlano con una macchina o un uomo, perché preferiscono la macchina. A Turing avrebbe fatto piacere.

Nel suo libro "Perché l'intelligenza umana batte ancora gli algoritmi", Gerd Gigerenzer si chiede qualcosa tipo se avessimo voluto affidare la decisione sul nostro matrimonio ad un software. Il problema è ovviamente al contrario: a chi affidereste la decisione sul vostro matrimonio? A vostra madre? Al vostro migliore amico? Al prete? Ad un avvocato divorzista o, infine, ad una psicologa? Personalmente non credo che nessuno di questi vi potrebbe dare un consiglio migliore di un buon algoritmo di AI, che - se non altro - fonda la sua risposta su un numero di dati superiore all'esperienza di tutti quelli messi assieme. [1] [2]

Ci dobbiamo rassegnare: le macchine sono già più intelligenti dell'uomo (almeno di quello comune, di Newton e Einstein ne parliamo un'altra volta). [3] Che non si siano già diffuse è un mero accidente.

L'uomo è già riuscito a imitare quel Dio che l'uomo stesso ha inventato, quello che crea l'uomo a sua immagine e somiglianza. Gli algoritmi di Intelligenza Artificiale non sono l'uomo, sono a sua immagine e somiglianza. Anzi, sono anche migliori. Tutto finito allora? Come Lee Seldon, dobbiamo dunque ritirarci? Non proprio. Manca ancora un passo e, curiosamente, è quello indicato da Pascal nel pensiero noto per riassumere la miseria e la grandezza dell'uomo che ho citato nell'incipit. Così come non è necessario che tutto l'universo si armi per uccidere un uomo, così non è necessario che tutti i processori dell'universo si mettano assieme per dare risposte più intelligenti di un uomo. Ne sono sufficienti pochi, forse anche quelli contenuti in un smartphone. Quel processore, tuttavia, non saprà mai di aver dato una risposta migliore. Quel pensiero continua con: "Tutta la nostra dignità consiste dunque nel pensiero. E' con questo che dobbiamo nobilitarci e non già con lo spazio e il tempo che potremo riempire. Sforziamo dunque di pensare bene: questo è il principio della morale.". Pascal, dunque, identifica nel pensiero il motivo della grandezza dell'uomo. Immagino che Pascal ritenesse che gli animali non fossero dotati della facoltà di pensare, ma solo dell'istinto. Il "pensare", tuttavia, non coincide con la sola facoltà di "ragionare", che lo stesso Pascal, inventore della "pascalina" - una calcolatrice meccanica in grado di eseguire le somme - aveva intuito essere "meccanizzabile", ma nella consapevolezza di pensare, in ultima istanza nella coscienza. Meglio: nell'auto-coscienza, perché il fatto strabiliante è il nostro essere consapevoli di esistere. Il "cogito ergo sum", insomma. Lo avevano capito anche gli artefici di quel periodo pioneristico che ho citato sopra - tra cui spicca Douglas Hofstadter - che ricercavano la coscienza non in una macchina, ma nella matematica, nella ricorsione, nel procedimento diagonale di Cantor, nel teorema di Gödel. Lo aveva capito anche uno scrittore: Isaac Asimov, che lo riassunse nel titolo di una raccolta di racconti di fantascienza: "Io, robot". Concludo con un sogno: sarebbe stato magnifico Lee Seldon quel 15 marzo (alle idi di marzo!) 2016, alla quarta persa delle cinque partite giocate avesse proferito queste parole: "Ho perso, ma la mia grandezza non ne è sminuita, perché io so di avere perso, AlphaGo non sa di avere vinto." Ma Lee Seldon è coreano e forse di Pascal non ha mai sentito parlare.

NOTE [1] E' noto che il problema del matrimonio non fu risolto neppure da Socrate, il quale si limitò a osservare che comunque si scegliesse, si sarebbe sbagliato. O almeno così racconta Valerio Massimo


[2] il titolo tradisce le aspettative, perché in nessun passo Gigerenzer spiega perché l'intelligenza umana batte ancora gli algoritmi.

[3] al capzioso che volesse sollevare qui il problema della definizione di intelligenza, ha già risposto in maniera sufficientemente esaustiva Alain Turing nel suo famoso articolo del 1950. Colgo, tuttavia, l'opportunità per dare una mia personale definizione di intelligenza: un sistema si può definire "intelligente" nel momento in cui, da solo, permette di sostituirsi ad un essere umano. In questo senso, l'intelligenza artificiale è veramente cominciata con il regolatore di Watt e con il telaio Jacquard.

 
 
 

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