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francescofst

NELLO SPAZIO DELLE PAROLE

Aggiornamento: 28 nov 2021


Nello scrivere perseguo una finalità estetico – funzionale. L’obiettivo è quello di sfruttare il risicato tempo che chi legge mi dedica per penetrarlo con il mio pensiero, come quell'infermiera che approfitta della distrazione del paziente per infilzare la siringa nella nuda natica. Nonostante tredici anni di istruzione istituzionale all'uso della lingua italiana, è una tecnica che ho appreso solo all'atto dell’ingresso nel mondo del lavoro dall'eccezionale geometra Giorgio B., il mio primo capo. E che cerco di tramandare ai miei collaboratori attuali, invero diffidenti di fronte allo spreco di tempo ed energia che la ricerca delle parole giuste richiede. [1]


Mi sono posto allora la domanda se, nello scegliere e accostare tra loro le parole, non si possano utilizzare criteri estetici differenti. Mi tormenta il primo verso dell’Infinito di Leopardi: “Sempre caro mi fu quest'ermo colle”. Il semplice cambio di ordinamento delle parole, ad esempio “Quest’ermo colle mi fu sempre caro”, già determina un effetto diverso. La parafrasi che trovo su un sito “Ho sempre amato questo colle solitario” forse spiega, sicuramente distrugge completamente lo spirito del verso. [2]


Preso allora lo spazio di tutte le parole possibili della lingua italiana, banalmente un dizionario corredato da tutte le loro possibili declinazioni in conformità alle regole della sintassi, ho immaginato che ciascuna di esse sia connessa con le altre come in un gigantesco grafo [5]. Le connessioni tuttavia hanno diversa “robustezza”, “spessore”, in ragione dall’utilizzo che se ne fa nel linguaggio parlato; un grafo pesato insomma. Così le parole “io”, “mangio”, “una” e “mela” sono tra loro fortemente interconnesse, poiché “io mangio una mela” è frase di uso comune. Al contrario, le parole “io” e “mangiamo” sono tra loro sconnesse perché la frase “io mangiamo” è sintatticamente mal formulata. Nel comporre le parole, il criterio di funzionalità sceglierà quelle che sono più strettamente connesse, mentre il poeta va in cerca di quelle improbabili connessioni deboli che, per un motivo a me sconosciuto, impressionano tuttavia la mente del lettore, ed in questo consiste la sua arte. [3]


Indebolendo man mano la clausola di selezionare parole tra loro fortemente connesse, si arriva allo scimpanzè di Borel, il mio adorato fratello antropomorfo che genera testi battendo a caso i tasti sulla macchina da scrivere; naturalmente la macchina va adeguata sostituendo alle lettere parole intere [4]. Concepisco anche una Biblioteca di Babele i cui libri contengano non le possibili combinazioni dei venticinque simboli dell’alfabeto spagnolo, quanto le possibili combinazioni finite di parole della lingua spagnola [5]. Potremmo trovare tra questi un testo che, privo di significato, risulti comunque gradevole alla lettura? La mia risposta è affermativa; credo che il mero accostamento di parole altresì tra loro sconnesse potrebbe risultare gradevole; una sorta di “musica delle parole” priva di significato ma tra loro consonanti. Volevo concludere questa mia sciocchezza con un esempio in tal senso, ma ho dovuto prendere atto con dolore che la mia mente si rifiuta di comporre parole non legate tra loro in maniera semantico funzionale.

NOTE

[1] Memorabile il commento di un collega che dopo un’ora, stufo, sbottando mi disse: “Perché ci perdi tanto tempo a correggere i testi? Hai presente a chi sono destinate queste lettere?”. Mi considero tuttavia fortunato perché negli ultimi tre anni ho acquisito molti colleghi laureati in legge, più avvezzi a questo strambo piacere e la cui frequentazione è stato peraltro un altro insegnamento del summenzionato geometra.


[2] chi ha scritto la parafrasi ha voluto peraltro emulare il poeta di Recanati, con pessimo, a mio giudizio, risultato. Al termine “caro” avrei sostituito “affezionato” e a “colle”, “collina”, indi per cui la corretta parafrasi è, a mio avviso: “Sono stato sempre affezionato a questa collina solitaria”. Ecco peraltro un esempio di approccio “estetico – funzionale”.


[3] il riferimento è qui alla teoria dei grafi, per il quale il lettore può consultare Teoria dei grafi - Wikipedia.


[4] il matematico francese Emile Borel è vissuto all’inizio del secolo scorso, quando non esistevano i computer, ma solo macchina da scrivere meccaniche.


[5] sono celebri gli studi condotti da Claude Shannon nel comporre testi casuali utilizzando dapprima le sole lettere, quindi le sillabe adeguando le frequenze a quelle dell’uso della lingua inglese. Nel cassetto ho un dialogo tra il matematico statunitense e lo scrittore argentino che spero di concludere.

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1 Comment


fabrizio.festa
Mar 13, 2021

Una sola annotazione: le connessioni semantico-funzionali dipendono dall'immersione in specifici contesti linguistici. di conseguenza, nel contesto della poesia l'atteggiamento metalinguistico del poeta mira a generare connessioni forti, la cui forza dipende da quel contesto, non dall'assunzione che nel linguaggio quotidiano potrebbero risultare di difficile valutazione, Peraltro, bisognerebbe distinguere il caso in cui il poeta, come Leopardi, Foscolo, Manzoni, Pascoli (celebre l'uso che gli ultimi due fanno del cosiddetto "accusativo alla greca", vedi http://cyberlatinus.tarcisiomuratore.eu/sintcas/ACCUSATIVO.html e https://it.wikipedia.org/wiki/Accusativo_di_relazione#:~:text=Spesso%20%C3%A8%20definito%20anche%20accusativo,%2C%20nell'ambito%2C%20ecc.), opera utilizzando tutte le possibilità che la sintassi gli mette a disposizione, dal caso in cui il poeta intenzionalmente "disobbedisce" alle regole sintattiche per ragioni estetico-ideologiche. In ogni caso, la forza della poesia sta da un lato nello stabilire strutture morfogenetiche con significativa valenza analogic…

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